Sappiamo che il virus del vaiolo afflisse l’umanità all’incirca per 1800 anni, dal 165 d.C. (l’anno della “peste antonina”, identificata generalmente con la prima pandemia di vaiolo), fino al 1979, l’anno dello spegnimento del virus: ebbene, in questi più di 1800 anni di storia non abbiamo registrato un lockdown millenario, né il rocchetto dell’alternanza di “fasi 1” e “fasi 2”, né il congelamento autoritario delle relazioni sociali. Anzi, abbiamo registrato, tra l’altro, il Sacro Romano Impero e la scoperta delle Americhe, il Rinascimento e la Rivoluzione francese, la Riforma protestante e la Rivoluzione russa, la Rivoluzione scientifica e le missioni nello spazio. Il vaiolo, peraltro, era decisamente più letale rispetto al Coronavirus: si calcola che, nel XVIII secolo, raggiunse una letalità del 30 % (contro quella dello 0,6 % del Coronavirus) e portò alla morte, sempre in quel secolo, di circa 400.000 europei. La civiltà umana, non di meno, non smise di progredire e, appunto, non si